Dall'opera "Il manifesto futurista" |
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Noi ripudiamo lantica Venezia estenuata e
sfatta da voluttà secolari, che noi pure amammo e possedemmo in un gran sogno nostalgico.
Ripudiamo la Venezia dei forestieri, mercato di antiquari falsificatori, calamita dello
snobismo e dellimbecillità universali, letto sfondato da carovane di amanti,
semicupio ingemmato per cortigiane cosmopolite, cloaca massima del passatismo.
Noi vogliamo guarire e cicatrizzare questa città putrescente, piaga magnifica di passato.
Noi vogliamo rianimare e nobilitare il popolo veneziano, decaduto dalla sua antica
grandezza, morfinizzato da una vigliaccheria stomachevole ed avvilita dallabitudine
dei suoi piccoli commerci loschi.
Noi vogliamo preparare la nascita di una Venezia industriale e militare che possa rovinare
il mare Adriatico, gran lago Italiano.
Affrettiamoci a colmare i piccoli canali puzzolenti con le macerie dei vecchi palazzi
crollanti e lebbrosi.
Bruciamo le gondole, poltrone a dondolo per cretini, e innalziamo fino al cielo
limponente geometria dei ponti metallici e degli opifici chiomati di fumo, per
abolire le curve cascanti delle vecchie architetture.
Venga finalmente il regno della divina Luce Elettrica, a liberare Venezia dal suo venale
chiaro di luna da camera ammobiliata.
L8 luglio 1910, 800.000 foglietti contenenti questo manifesto furono lanciati dai
poeti e dai pittori futuristi dallalto della Torre dellOrologio sulla folla
che tornava dal Lido. Così cominciò la campagna che i futuristi sostengono da 3 anni
contro Venezia passatista.
Il seguente Discorso contro i Veneziani, improvvisato dal poeta Marinetti alla
Fenice, suscitò una teribile battaglia. I futuristi furono fischiati, i passatisti furono
picchiati.
I pittori futuristi Boccioni, Russolo, Carrà punteggiarono questo discorso con schiaffi
sonori. I pugni di Armando Mazza, poeta futurista che è anche un atleta restarono
memorabili.
Discorso futurista di Marinetti ai Veneziani
Veneziani!
Quando gridammo: "Uccidiamo il chiaro di luna!" noi pensammo a te, vecchia
Venezia fradicia di romanticismo! Ma ora la voce nostra si amplifica, e soggiungiamo ad
alte note "Liberiamo il mondo dalla tirannia dellamore! Siamo sazi di avventure
erotiche, di lussuria, di sentimentalismo e di nostalgia!"
Perché dunque ostinarti Venezia, a offrirci donne velate ad ogni svolto crepuscolare dei
tuoi canali?
Basta! Basta!
Finiscila di sussurrare osceni inviti a tutti i passanti della terra o
Venezia, vecchia ruffiana, che sotto la tua pesante mantiglia di mosaici, ancora ti
accanisci ad apprestare estenuanti notti romantiche, querule serenate e paurose imboscate!
Io pure amai, o Venezia, la sontuosa penombra del tuo Canal Grande, impregnata di lussuria
rare, e il pallore febbrile delle tue belle, che scivolano giù dai balconi per scale
intrecciate di lampi, di fili di pioggia e di raggi di luna, fra i tintinni di spade
incrociate
Ma basta! Tutta questa roba assurda, abominevole e irritante ci da la nausea! E vogliamo
ormai che le lampade elettriche dalle mille punte di luce taglino e strappino brutalmente
le tue tenebre misteriose, ammalianti e persuasive!
Il tuo Canal Grande allargato e scavato, diventerà fatalmente un gran porto mercantile.
Treni e tramvai lanciati per le grandi vie costruite sui canali finalmente colmati vi
porteranno cataste di mercanzie, tra una folla sagace, ricca e affaccendata di industriali
e di commercianti!...
Non urlate contro la pretesa bruttezza delle locomotive dei tramvai degli automobili e
delle biciclette in cui noi troviamo le prime linee della grande estetica futurista
potranno sempre servire a schiacciare qualche lurido e grottesco professore nordico dal
cappelluccio tirolese.
Ma voi volete prostrarvi davanti a tutti i forestieri, e siete di una servilità
ripugnante!
Veneziani! Veneziani! Perché voler essere ancora sempre i fedeli schiavi del passato, i
lerci custodi del più grande bordello della storia, glinfermieri del più triste
ospedale del mondo, ove languono anime mortalmente corrotte dalla luce del
sentimentalismo?
Oh! Le immagini non mi mancano, se voglio definire la vostra inerzia vanitosa e sciocca
come quella di un figlio di granduomo o di un marito di cantante celebre! I vostri
gondolieri, non potrei forse paragonarli e dei becchini intenti a scavare cadenzatamente
delle fosse in un cimitero inondato?
Ma nulla può offendervi, poiché la vostra umiltà è smisurata!
Si sa, daltronde, che voi avete la saggia preoccupazione di arricchire la Società
dei Grandi Alberghi, e che appunto per questa vi ostinate ad imputridire senza muovervi!
Eppure, voi vi foste un tempo invincibili guerrieri e artisti geniali, navigatori audaci,
ingegnosi industriali e commercianti instancabili
E siete divenuti camerieri
dalbergo, ciceroni, lenoni, antiquari, frodatori, fabbricanti di vecchi quadri,
pittori plagiari e copisti. Avete dunque dimenticato di essere anzitutto
deglItaliani, e che questa parola, nella storia, vuol dire: costruttori
dellavvenire?
Oh! Non vi difendete collaccusar gli effetti avvilenti dello scirocco! Era ben
questo vento torrido e bellicoso, che gonfiava le vele degli eroi di Lepanto! Questo steso
vento africano accelererà ad un tratto, in un meriggio infernale, la sorda opera delle
acque corrosive che minano la vostra città venerabile.
Oh! Come balleremo, quel giorno! Oh! Come plaudiremo alle lagune, per incitarle alla
distruzione! E che immenso ballo tondo danzeremo in giro allillustre ruina! Saremo
tutti pazzamente allegri, noi, gli ultimi studenti ribelli in questo mondo troppo saggio!
Così, o Veneziani, noi cantammo, danzammo e ridemmo davanti allagonia
dellisola di File, che morì come un sorcio decrepito dietro la diga dAssuan,
immensa trappola dalle botole elettriche, nella quale il genio futurista
dellInghilterra imprigiona le fuggenti acque sacre del Nilo!
Alzatemi pure le spalle e gridatemi che sono un barbaro, incapace di gustare la divina
poesie che ondeggia sulle vostre isole incantatrici!
Via! Non avete motivo di esserne molto orgogliosi!
Liberate Torcello, Burano, lisola dei Morti, da tutta la letteratura ammalata e da
tutta limmensa fantasticheria romantica di cui le hanno velate i poeti avvelenati
dalla febbre di Venezia, e potrete ridendo con me considerare quelle isole come mucchi di
sterco che i mammouth lasciarono cadere qua e là nellattraversare a guado le vostre
preistoriche lagune!
Ma voi le contemplate stupidamente, felici di marcire nella vostra acqua sporca, per
arricchire senza fine la Società dei Grandi Alberghi, che prepara con cura le notti
eleganti di tutti i grandi sulla terra!
Certo, non è cosa da poco, leccitarli allamore. Sia pure vostro ospite un
Imperatore, bisogna che egli navighi lungamente nel sudiciume di questo immenso acquario
pieno di cocci istoriati, bisogna che i suoi gondolieri zappino coi remi parecchi
chilometri di escrementi liquefatti, in un divino odor di latrina passando accanto a
barche ricolme di belle immondizie, tra equivoci cartocci galleggianti, per poter giungere
da vero Imperatore mèta, contento di sé e del suo scettro imperiale!
Ecco, ecco quale fu la vostra gloria fino ad oggi, o Veneziani!
Vergognatevene! Vergognatevene! E gettatevi supini gli uni sugli altri, come sacchi pieni
di sabbia per formare il bastione, sul confine mentre noi prepareremo una grande e forte
Venezia industriale, commerciale e militare sull Adriatico, gran lago italiano! |
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Scorcio di un canale veneziano

Torcello

spaccato del teatro La Fenice

palcoscenico del Teatro La fenice prima dell'incendio del
1999
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